L’industria automobilistica invece ha perso ed esce profondamente ferita da questi anni di investimenti sul prodotto sbagliato.
È saltato, secondo insistenti indiscrezioni, il divieto di vendere auto col motore termico dal 2035. Perché e che significa?
La causa è una sola: i consumatori. Non hanno accettato di passare da un’auto pressocché perfetta a una che si deve fermare ore a ricaricare. Sta tutto lì. È sempre stato tutto lì. Sotto gli occhi di tutti e infatti tutti lo vedevano. Solo, fingevano di “non” vedere. Fingevano perché non avevano il coraggio di ammettere che la soluzione ecologica di eliminare il male assoluto non stava in piedi, che la gente poteva anche desiderare una vita senza auto, ma poi non l’avrebbe mai praticata. Nessuno voleva trovarsi col cerino in mano ad essere colui che sconfessava il credo dell’ecologia a ogni costo. Di conseguenza, tutti soffrivano in silenzio, continuando a giurare fedeltà alla decarbonizzazione sapendo che si stavano suicidando. Ma il coraggio, faceva dire Manzoni a don Abbondio, se uno non ce l’ha non può darselo.
Sia chiaro, il significato di questo dietro-front è più simbolico che effettivo. Portare il divieto dal 100 al 90% rasenterebbe l’ironia, se non fosse il segnale che quella decisione è destinata a evaporare. Da queste colonne abbiamo sempre scritto fin dall’inizio che non avrebbe retto per più di una Commissione e ce ne mancano altre due fino al 2035.
Ora cosa succede? Poco o nulla a livello industriale e di mercato. Anche qui, tutti sanno che l’industria sta facendo le sue politiche di produzione e vendita in base alle multe di quest’anno e non per il divieto del 2035, anche perché nessuno dei manager sarà al suo posto tra dieci anni. Se non tolgono le multe, e non pare che sia alle viste, le fabbriche continueranno a sfornare poche auto elettriche, visto che non si vendono, e auto termiche in quantità insufficienti a tenere occupati gli operai. Con le fabbriche chiuse la palla passa alla politica, che deve scegliere tra rimettere in moto l’industria e continuare a invocare il salvataggio del pianeta attraverso politiche tanto autolesioniste quanto ininfluenti sul clima.
Ma attenzione, quali che siano i prossimi passi, si riparte da meno meno meno. I danni sono stati fatti e sono molto gravi. Le case auto sono gravate da investimenti enormi su motori e pianali elettrici che non produrranno mai un ritorno. All’opposto, hanno congelato per anni gli investimenti sul termico, perdendo molto del vantaggio tecnologico che avevano.
Chi credeva che fosse un gioco, tipo i tappi delle bottigliette, apra gli occhi. L’economia è un affare serio per gente seria.